Riforma Fiscale e affitti 2022: resta la cedolare secca

Come apprendiamo dalle ultimissime notizie in ambito economia e finanza, la riforma del catasto che deriva dalla legge sul sistema fiscale non riguarderà in alcun modo la cedolare secca degli affitti. In parole povere, non ci saranno cambiamenti nelle modalità di affitto a breve e lungo termine, e non ci saranno aumenti nella tassazione rispetto agli scorsi anni. Ma in cosa consistono queste riforme fiscali portate alla luce e all’interesse della popolazione dal governo Draghi? Cosa implicano per affitti e catasto? Scopriamolo insieme.

Riforma Fiscale: Mario Draghi sul catasto e la cedolare secca

Dalla riforma sulla flat tax all’Irpef, Mario Draghi sembra continuare a riformare il fisco italiano, inserendo progressivamente numerose innovazioni, che richiedono senza dubbio l’intesa delle parti governative. Per quanto riguarda l’ultima riforma, quella degli articoli 2 e 6 della Legge Delega, anche il governo di centrodestra sembra aver trovato un accordo con Presidente. In particolare, l’articolo 6 della Legge riguarda la riduzione IMU sul gettito fiscale che proviene dalle case mai accatastate, come edifici fantasma e abusi edilizi. A partire dal 2026, infatti, sarà possibile una nuova mappa degli immobili italiani, con il fine di far spuntare alla luce i beni non accatastati, per ridurre la perdita di denaro ad essi associata. Il gettito fiscale, come dice Draghi, che proviene direttamente da questa operazione, potrà agevolare le tasse e le imposte sui beni che invece vengono regolarizzati. Si tratta di una vera e propria lotta all’immobile in nero che, a primo impatto, sembra ottenere l’appoggio di tutte le forze governative.

Cedolare secca: cosa cambia?

Per quanto riguarda gli affitti, tutti tranquilli: la cedolare secca rimane all’aliquota di tassazione del 20% sugli affitti di mercato. Questa imposta viene confermata in modo non scontato, poiché se ne poteva temere una modifica insieme a quella del catasto. Ma coos’è la cedolare secca e in cosa consiste? Ricordiamolo in poche righe: si tratta di un regime per affitti, sia di breve che di lunga durata (anche inferiori ai 30 giorni), che consente di non richiedere l’aggiornamento del canone di lozazione. La cedolare è sempre un regime facolativo e consente anche di non pagare l’Irpef e le addizionali, in più non implica il pagamento dell’imposta di bollo e di registro. Per avvalersi della cedolare secca i contratti di locazione di tipo cartaceo (modello 69) o telematico (siria) devono pervenire in doppia copia all’Agenzia delle Entrate. Essa può durare per tutta la durata del medesimo contratto di locazione, ma solo a discrezione del possessore dell’immobile.

Cedolare secca: alcune specifiche

Gli immobili che appartengono alle classei A1-A11 possono essere affittate a regime di cedolare secca. L’importante, per poter richiedere la cedolare secca, è che l’appartamento non sia sfruttato per esercizio di lavoro autonomo e/o di impresa. Il locatore potrà revocare il regime della cedolare secca qualora l’anno successivo di contratto voglia cambiare modalità. La revoca deve essere confermata entro 30 giorni dalla scadenza del contratto per l’anno corrente. Ad oggi, e mantenute così le cose grazie all’ultimo provvedimento Draghi per il fisco, la cedolare secca implica il pagamento del 21% sul canone di abitazione annuo. Nelle provincie con carenza di disponibilità di abitazione (i comuni di Bologna, Bari, Firenze, Roma, Milano, Napoli, Palermo, Venezia, Torino, Catania e Genova) l’aliquota da pagare è ridotta al 10% della locazione. Per avere informazioni sugli affitti nella tua zona a Parma, consulta il seguente link: https://www.offrocasa.com/affitti-parma.html